Campus Bio-Agro Alimentare dell'Università Cattolica a Cremona

L’intervento restaura l’ex-Monastero di Santa Monica a Cremona come Campus Bio-Agro Alimentare dell’Università Cattolica. Realizzato per iniziativa della Fondazione Arvedi Buschini, attua l’Accordo di Programma sottoscritto con Regione Lombardia, Comune e Provincia di Cremona, Università Cattolica, Fondazione Cariplo.

L’ex-Monastero, riconvertito in caserma nell’ottocento e poi dismesso, è esemplare di una condizione diffusa in molte città italiane che vede la presenza di grandi complessi monumentali abbandonati al confine tra centro storico e città contemporanea. Il carattere che accomuna queste grandi attrezzature - caserme, ospedali, scuole, carceri, ex-monasteri - è quello di essere state progettate, realizzate e utilizzate come recinti impermeabili, ospitanti funzioni specialistiche chiuse in se stesse, costituendo spesso una discontinuità nel tessuto urbano. Il recupero di questi complessi dimostra che si può ridisegnare la città senza consumo di nuovo territorio e senza incremento di cubatura.

La metodologia d’intervento parte da questa doppia speculare esigenza, apparentemente contraddittoria, da un lato salvaguardarne il carattere - introflesso e “crostaceo” - dall’altro fare sì che vengano reimmessi nel circuito delle attività contemporanee divenendo organismi “passanti”, permeabili. In questo senso la destinazione a Campus Bio-Agro Alimentare consente di preservare il carattere del monastero/caserma reinterpretandone le gerarchie interne con aree di carattere pubblico, semi pubblico e privato.

L’area totale di piano è di 20.600 mq, la Slp complessiva è di circa 12.000 mq per una volumetria di 65.000 mc.

L’ammontare complessivo delle opere è di circa 17 milioni di euro.

 

Il Chiostro e la Chiesa di Santa Monica

2018-2020

Il campus Bio-Agro Alimentare è dimensionato per un’utenza potenziale di 1.000/1.500 studenti e 300/600 tra docenti, ricercatori e dottorandi; una comunità accademica che rappresenta un microcosmo completo, articolato e molteplice.

Si configura come una città nella città, autonoma ma anche programmaticamente permeabile. Le principali attrezzature collettive - biblioteca, aule informatiche, accoglienza, aula magna, centri di ricerca - sono al piano terra e gravitano sul chiostro grande.

La ex-chiesa è stata soppalcata dai militari alla fine dell’Ottocento per ricavare due piani calpestabili all’interno della navata maggiore.

Suddivisa in tre navate, di cui le laterali più basse, con volte a crociera, seguiva il classico schema delle chiese monastiche composto da aula esterna, aperta al pubblico, e da sala interna riservata alla clausura con il coro delle monache. Le due parti erano separate da un tramezzo divisorio non a tutta altezza.

E’ la parte del monastero che ha subito le modifiche più violente: l’inserimento del soppalco intermedio oltre alla demolizione del muro di partizione tra chiesa esterna e interna hanno completamente modificato la percezione dello spazio oltre a intervenire pesantemente sull’apparato decorativo originario. Il progetto di restauro si propone come lettura stratigrafica dei diversi momenti di trasformazione. Ripropone gli accessi contrapposti realizzando una sala da 206 posti e la rimozione parziale del soppalco dal lato della chiesa esterna le cui volte affrescate dal de Longe alla fine del Seicento sono state restaurate dall’equipe del prof. Colalucci e restituite alla vista.

Il “Magazzino Carri” per la Didattica di Base

2018-2020

Nell’ambito del Campus, il Magazzino Carri, edificio specialistico militare realizzato “su catalogo” alla fine dell’Ottocento nell’ambito delle pesantissime trasformazioni post-unitarie; accoglie la Didattica di base (in totale 13 aule più una aula informatica al 1° piano).

Il progetto del gigantesco edificio seriale di 25 campate per 3 navate introduce una serie di diaframmi vetrati che separano il “mall” centrale dalle aule, mantenendo il vuoto metafisico dello spazio e proiettandolo verso il parco attraverso i grandi portoni riaperti.

La metodologia di restauro si fonda sul concetto di “minimo intervento” e di “reversibilità”. Ha visto il risanamento conservativo dell’impianto ottocentesco sia per le facciate con recupero dei serramenti originari - finestre e portoni - sia per le strutture murarie e lignee.

Per quanto concerne l’interno, il progetto limita gli inserti contemporanei a due elementi base direttamente afferenti al nuovo uso dello spazio.

Il primo è la sequenza di diaframmi vetrati che separa/collega la navata centrale - una sorta di mall - dalle navate laterali che ospitano le aule. Il secondo elemento è un nuovo volume scalettato - quasi il negativo di quello esistente - che contiene la nuova scala protetta, via d’esodo richiesta dalla prevenzione incendi per l’uso del primo piano. Questo nuovo volume autoportante riprende il carattere storico di edificio tecnico di servizio e contiene oltre alla scala protetta, le risalite impiantistiche, l’ascensore panoramico e, al primo piano, i locali di servizio.

La Slp totale tra piano terra e primo è di 3.000 mq per una volumetria totale di 24.500 mc.

Credits

Committente: Fondazione Arvedi Buschini

 

Progettista Incaricato: LAMBERTO ROSSI ASSOCIATI / Lamberto Rossi e Marco Tarabella

 

Consulenti: Studio Calvi srl (Indagini diagnostiche e Strutture); Roberto Merlo (Prevenzione Incendi); Davide Bruzzone/ConsultEngineeringsnc (Impianti); Alessandro Placci (Acustica); Stefano Corbari (Materico e Conservazione Superfici)

© 2020 Lamberto Rossi Associati, via Telesio 17, 20145, Milano (MI), Italy - Diritti Riservati

Sito web creato da Giulia Margherita Bernardi (giuliam.bernardi@gmail.com)

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